Maria Luisa di Borbone, “Regina d’Etruria” e “Duchessa di Lucca

Come è noto, Livorno, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, divenne una delle più rinomate mete turistiche d’Italia e d’Europa: una vera e propria capitale del turismo balneare. Anzi fu il turismo a trasformare, a partire dal Settecento, quella che era ancora una cittadina in buona parte chiusa nelle sue mura, dedita alla pesca e ai traffici marittimi, in una città ampia e ben collegata, ricca di caffè, teatri, alberghi e vita culturale, con una grande estensione verso sud, lungo la costa. Prima dell’epoca d’oro della “Livorno dei Bagni”, ci sono dei pionieri che per primi hanno riconosciuto il fascino e i benefici del suo mare e della sua aria, iniziando a frequentare con passione un litorale ancora privo di confort per la balneazione.

La Regina che “prende i bagni” a Livorno

Fra questi pionieri c’è stata una donna, anzi una regina: nel luogo da lei frequentato come bagnante, nel 1846 sorse uno dei primi stabilimenti balneari della città costruito dal dottor Squarci. Da qui il suo primo nome: “Bagni Squarci”, successivamente chiamato e conosciuto come “Scoglio della Regina”. Si tratta di uno dei luoghi più famosi del Lungomare di Livorno, situato nell’area della Bellana. Ma chi era la Regina dello “Scoglio della Regina”? Era addirittura la figlia del re di Spagna, Carlo IV: Maria Luisa di Borbone, nata a Madrid nel 1782. Una regina venuta da lontano quindi, ma che, comunque aveva un legame forte, con l’Italia: sua madre, era la figlia minore del duca Filippo I di Parma, figlio di Elisabetta Farnese (seconda moglie del re di Spagna Filippo V), che da lei ereditò, il principato di Parma e Piacenza.

La nascita alla Corte spagnola

Sesta di quattordici figli (la metà dei quali morti per la consanguineità dei genitori), a Maria Luisa di Borbone toccò la stessa sorte della madre (Maria Luisa di Borbone-Parma), quella di sposare all’età di tredici anni un suo cugino di primo grado, Ludovico di Borbone, principe ereditario di Parma. Rispetto a tante altre spose–bambine, loro almeno non dovettero sposare un marito già maturo o addirittura anziano; infatti la mamma di Maria Luisa sposò a tredici anni, un sedicenne, Maria Luisa il cugino ventiduenne. Sembra, anzi, che la piccola principessa abbia avuto un’unione felice, come racconta nel suo diario. Il matrimonio però durò poco, perché Ludovico morì a soli 30 anni. Dalla loro unione erano nati due figli: Carlo Ludovico e Luisa Carlotta.

La corona del “Regno di Etruria”

La giovane coppia visse in Spagna fino al 1801, quando con il “Trattato di Lunéville”, Napoleone conferì loro il titolo di “sovrani d’Etruria”. Difatti Maria Luisa di Borbone, “regina d’Etruria”, viene identificata anche come Maria Luisa d’Etruria. L’incarico di governare sulla Toscana però non si rivelò un atto di generosità da parte dell’imperatore: Maria Luisa e Ludovico trovarono Palazzo Pitti completamente spoglio. Per arredarlo dovettero far ricorso a prestiti e donazioni. Ma non solo. Furono osteggiati sia dall’aristocrazia locale che li vedeva come emissari di Napoleone sia dai progressisti e dai seguaci dello stesso Napoleone che li credevano dei reazionari, emanazione della tradizionalissima e “arretrata” corona spagnola.

La scoperta della Livorno balneare

Alla pesante situazione politica fiorentina, diventata per Maria Luisa ancora più gravosa dopo la morte del marito, la giovane sovrana reagiva prendendosi degli spazi per sé. Brillante e intelligente volle conoscere bene il suo regno e si innamorò della costa. La scogliera livornese divenne un luogo del cuore della regina che qui si fece scavare una vasca naturale alimentata da acqua di mare. Un luogo ameno, che Maria Luisa contribuì a rendere conosciuto e appetibile. Comunque respirare aria di mare e fare abluzioni nell’acqua salata non era per l’epoca un’idea del tutto originale. Già nel XVIII secolo le classi dominanti d’Europa avevano iniziato ad apparire nelle zone costiere come villeggianti. Inghilterra, Germania e Francia del Nord furono le prime località in cui si sviluppò il turismo estivo, successivamente il fenomeno coinvolse l’Italia e la Toscana (in particolare Livorno, come dimostra Carlo Goldoni che qui ambientò la “Trilogia della Villeggiatura”). Per curare sinusite, asma, bronchiti… i medici consigliavano di respirare “aria di mare”, considerata balsamica e terapeutica.

Il sostegno all’arte e all’ingegno

Con la morte di Ludovico, Maria Luisa prese le redini dello Stato come reggente del piccolo Carlo. Si dimostrò una sovrana capace e intelligente. Per risanare le finanze in dissesto, affidò a Vittorio Fossombroni, già ministro di Pietro Leopoldo, la gestione dell’Economia dello Stato, con cui promosse la difesa della libertà di commercio, mise un freno alle malversazioni di corrotti e corruttori e rinvigorì l’Erario. Appassionata d’arte, scelse come precettore del figlio, Giovanni degli Alessandri, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Protesse gli studi, l’arte e l’ingegno, consegnando personalmente i premi che l’Accademia assegnava ai giovani allievi più meritevoli. Si comportò come una vera e propria mecenate scegliendo il pittore neoclassico Pietro Benvenuti come direttore dell’Accademia, commissionando a Luigi Sabatelli, che volle come maestro di disegno del piccolo re, gli affreschi per la sala della Reggia detta “dei Novissimi”, sottraendo a Napoleone l’intagliatore Raffaello Morghen. Non solo arte e politica: questa donna nei primi dell’Ottocento sostenne, come poche altre avevano fatto fino ad allora, le discipline scientifiche. Nel 1807 istituì il Liceo di Fisica e Scienze Naturali con insegnamenti di livello universitario. Diede fondi all’Università di Pisa, assegnandone le cattedre all’intellighenzia dell’epoca.

Il tranello di Napoleone

Napoleone che pensava di aver posto in Toscana dei sovrani-fantoccio era perennemente in agguato. Maria Luisa lavorava per la sua Etruria, Napoleone per riprendersela. Il 10 settembre 1807 Maria Luisa fu obbligata a lasciare Firenze. Bonaparte cambiò nome al regno e lo diede alla sorella Elisa. A Maria Luisa fu promesso il trono del regno di Lusitania, nel nord del Portogallo, così come stabilito nel “Trattato di Fontainebleau”, stipulato tra i suoi genitori e Napoleone. L’ex regina d’Etruria rifiutò lo scettro: il territorio sarebbe stato usurpato a sua sorella, regina del Portogallo. Mandata in esilio in Francia, con la sua famiglia, Maria Luisa cercò di fuggire, ma venne catturata dalle truppe francesi, Napoleone, dopo averle tolto tutti i suoi averi, affidò il figlio ai nonni materni e la esiliò nel monastero di San Sisto, a Roma, lasciandole solo la figlia e la compagnia di una dama. Nel 1814, dopo tre anni di reclusione, fu liberata dalle truppe di Murat che entrarono in Roma.

La nuova sfida: governare Lucca

Del suo destino politico si discusse e decise nel “Congresso di Vienna”. Le fu assegnato il piccolo Ducato di Lucca, già repubblica aristocratica separata dal resto della Toscana e successivamente principato napoleonico. Maria Luisa divenne quindi duchessa di Lucca con il rango e i privilegi di una regina. Anche a Lucca dette prova di essere una sovrana capace e sensibile. Iniziò, in particolare, il suo governo impegnandosi a favore delle donne e degli emarginati. Dispose che fosse assegnata una dote a cento fanciulle dello Stato. Poi istituì una speciale commissione che provvide a far realizzare cento letti da distribuire ad altrettanti poveri della città. Impose la restituzione ai poveri dei loro beni impegnati al Monte di Pietà e ordinò che il Tesoro si facesse carico di rimborsare quanto dovuto. Riportò in vita diciassette monasteri, undici femminili e sei maschili. Diede nuova vitalità alle congregazioni e alle confraternite. L’Istituto Maria Luisa e il Conservatorio Luisa Carlotta sono stati i suoi fiori all’occhiello. Per le allieve scelse come materie di studio lettura, scrittura, catechismo, aritmetica, lingue italiana, francese e inglese, geografia, storia sacra, storia profana, logica e fisica. Contro gli i pregiudizi che escludevano le donne dall’apprendimento tecnico-scientifico, la duchessa aveva inserito nella formazione femminile, discipline afferenti al mondo matematico.

La Lucca di Maria Luisa “capitale della cultura”

Come in Etruria, Maria Luisa si fece anche qui promotrice dell’arte e fautrice delle scienze. Sua la realizzazione dell’Orto Botanico di Lucca. Nella Villa Reale di Marlia istituì l’Osservatorio Astronomico. Fondò il “Liceo Reale”. Carlo Ludovico ne divenne presidente, ma tutto il controllo era nelle mani di Maria Luisa che ne curò i dettagli, puntando sulla scelta di professori di primissimo livello. Nel Palazzo Lucchesini di San Frediano fece realizzare laboratori scientifici ed anche un Teatro Anatomico. Poi fu la volta del Collegio Medico a cui seguirono i Collegi degli Ingegneri, Avvocati e Agrimensori. Quindi istituì la Scuola di Idraulica ed Idrostatica. Con il governo di Maria Luisa, Lucca subì una straordinaria trasformazione anche dal punto di vista architettonico. Le mura di cinta della città persero il rude ruolo militare e divennero, grazie all’azione del Nottolini, un prezioso parco pubblico, una passeggiata chilometrica tra platani, querce rosse, ippocastani. I mercati alimentari furono spostati fuori le mura per garantire ordine e pulizia all’interno, le abitazioni imbiancate e sistemate; le strade illuminate con lampioni ad olio. Maria Luisa acquistò il cinquecentesco palazzo Guidiccioni, per farne la sede dell’Archivio Generale. Dal 1817, in meno di due anni, fece costruire il Giglio, fra i primi teatri pubblici italiani.

La fine di una grande donna

Ammalatasi, trascorse, per motivi di salute, i suoi ultimi inverni a Roma. Morì, forse di cancro ai polmoni, il 13 marzo 1824, nella città del Papa. Il suo corpo fu portato in Spagna per essere sepolto, accanto al marito Ludovico, all’Escorial. I precordi rimasero a Lucca fino al 1870 quando, insieme a quelli di altre principesse, furono deposti a Viareggio, nella Cappella dedicata a San Carlo Borromeo nella tenuta borbonica. A Livorno uno scoglio e un centro ricerche di tecnologia robotica marina, frutto della riqualificazione del vecchio stabilimento, di cui mantiene il nome, “Scoglio della Regina”, ricordano la presenza di Maria Luisa sul nostro territorio. Bello e coerente il collegamento di un polo di Ricerca scientifica con Maria Luisa, colei che aveva promosso il merito e l’eccellenza, che aveva fatto della scienza e della cultura i pilastri per rendere grande il suo regno.

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